Ciao Ontheroader!
Eccoci al secondo appuntamento di “People on the Road”: la rubrica in cui andiamo a conoscere le storie di persone anticonvenzionali!
Oggi abbiamo come ospite Chiara Giulianini, che grazie all’online è diventata nomade digitale. Direi di lasciarle subito la parola e iniziare l’intervista!
Chi è Chiara Giulianini e come si può lavorare in Australia
Daniela:
Ciao Chiara e benvenuta, lascio subito a te la parola: presentati pure e raccontaci un po’ di te!
Chiara:
Ciao a tutti, mi chiamo Chiara Giulianini, sono una personal trainer e un’insegnante di Yoga online. Vivo in Australia viaggiando con il mio fedele autobus (camperizzato)!
Antonio:
Come hai ottenuto il Working Holiday VISA che ti ha portato fino in Australia?
Chiara:
Il Working Holiday VISA è un visto che viene dato ai ragazzi fino ai 31 anni di alcuni Paesi europei e americani per venire 3 anni in Australia.
Dopo il primo anno è rinnovabile per un anno facendo almeno 3 mesi di lavoro nelle farm in Australia. Ottenerlo è facilissimo, la pratica viene svolta interamente online e dopo 45 minuti circa si ottiene.
Come è iniziato il percorso di Chiara Giulianini
Daniela:
Tu hai iniziato dalle farm, ti va di raccontarci l’esperienza?
Chiara:
In Australia esistono questi ostelli che si chiamano “Working Hostels”, la tariffa media è di 250 euro a settimana e si divide l’alloggio con una decina di persone a camerata. L’ostello funziona da alloggio e da tramite per la ricerca del lavoro.
La cosa bella degli ostelli è il rapporto che si crea con le altre persone che arrivano da tutto il mondo, ci si aiuta molto durante l’esperienza, e diventano per quei 4 mesi la tua seconda famiglia.
Il lato negativo è che le spese spesso non ti permettono di metterti da parte una cifra consistente, e data l’instabilità del lavoro può essere un fattore da non sottovalutare.
Io ho iniziato lavorando in questi ostelli, per poi iniziare a lavorare nelle farm Australiane per i successivi due anni.
Daniela:
Sei partita con un piano o è stato un salto nel vuoto?
Chiara:
Sono partita da sola, sono atterrata a Sydney e arrivata all’aeroporto, lì un ragazzo che conosceva una mia amica mi ha portata a svolgere le pratiche necessarie (assicurazione medica, scheda sim local, tax file number ecc).
Sono stata a Sydney, lavorando in bar e ristoranti, spesso sfruttata e sottopagata. Da lì a poco ho conosciuto una ragazza italiana e insieme abbiamo acquistato un van. Abbiamo viaggiato per un mese in un road trip da Sydney a Melbourne, da li fino a Bundaberg (in un modo o nell’altro mi ritrovo sempre qui), per lavorare nella raccolta di limoni in una farm.
La cosa bella di partire all’avventura è il viaggio in sé, le persone che conosci, con cui condividi momenti, gioie e dispiaceri.
Moltissime persone viaggiano da sole, nel primo ostello ho conosciuto una ragazza svedese di 18 anni che lo faceva e parlava inglese perfettamente e viaggiava sola.
Antonio:
E cosa ti ha spinta a diventare imprenditrice digitale?
Chiara:
È successo un po’ per caso: mi serviva un visto per rimanere in Australia, quindi decisi di ottenere un visto da studente. Tra i corsi ho scelto fitness, anche se in quel periodo non era ancora una passione.
Da lì ho studiato molto online, e dopo le dovute ricerche ho scoperto che la figura del PT (Personal Trainer) è molto ricercata nei Paesi anglofoni.
Per questo ho iniziato a creare un sito che pian piano è migliorato ed ho aperto sia il canale Instagram che YouTube.
Successivamente ho fatto molto personal branding connettendomi con altre persone che lavorano nel digitale, e penso che questo faccia assolutamente la differenza quando decidi di diventare imprenditore digitale.
Le difficoltà incontrate durante il percorso
Daniela:
Quali sono state le tue maggiori difficoltà?
Chiara:
Appena iniziato su Youtube facevo qualcosa come 2 visualizzazioni a video, e questo poteva risultare demoralizzante vista la mole di lavoro dietro: brainstorming per capire come strutturare il video, effettuare le riprese, editarlo e pubblicarlo.
Era come se stessi lavorando tutto il giorno per niente, e forse questa è la causa principale per cui molta gente si arrende all’inizio.
Poi soprattutto all’inizio, ti ritrovi a dover fare tutto da sola, non soltanto video, ma anche la creazione del sito, le risposte alle email e in DM, la creazione dei post sui social e quant’altro. Questo per una persona può essere molto impegnativo.
Antonio:
Hai trovato anche difficoltà più personali?
Chiara:
Mia mamma non è stata contenta da subito, ma col tempo si è abituata. All’inizio tutti vedevano con scetticismo la mia scelta di andare in un posto così lontano senza un piano preciso.
Se deciderete di venire in Australia ve lo sentirete dire sicuramente.
Io sono stata una persona sempre abbastanza intraprendente e non faccio molto caso all’opinione della gente, un po’ devi essere in questo modo. Magari anche le persone vicine ti remano contro pensando che lo facciano “a fin di bene”, ma così facendo tendono a frenarti nella crescita.
Penso che la maggior parte delle persone che hanno vissuto in Australia consiglierebbe a tutti questa esperienza. È davvero un must prima dei 31 anni.
Antonio:
Hai avuto paure o altre difficoltà?
Chiara:
Appena arrivata qui, non sapevo una parola in inglese ed è stato abbastanza problematico, anche per la comunicazione di tutti i giorni.
Molte persone italiane che ho conosciuto sono tornate a casa dopo due settimane, ma non perché magari non trovavano lavoro, era più un discorso psicologico.
Essere così lontani da casa può comportare spesso momenti di solitudine, ma penso sia più un fattore psicologico che altro, perché una volta arrivato qui spesso trovi una famiglia, instauri rapporti davvero profondi con gli altri ragazzi nella tua situazione: si lavora insieme, si mangia insieme e ci si supporta insieme.
Partire per Australia è stata un’esperienza di crescita personale?
Antonio:
È stata un’esperienza di crescita personale importante?
Chiara:
Assolutamente sì! Anche se non è stata la prima esperienza di crescita personale.
In Italia spesso mi ritrovavo a stare lontana casa, viaggiando per lavorare come bartender in estate e in inverno e per svago.
Quindi quando mi sono ritrovata in Australia non partivo propriamente da 0 e l’impatto non è stato così brusco.
Secondo me approcciare l’inglese ti apre molto la mente, per esempio consultando blog, libri, articoli in lingua, vedendo video.
Ti si apre un mondo quasi sconosciuto, perché dall’Italia sembra che quest’ultimo non esista!
In Italia spesso si è indietro quando si ha a che fare con l’innovazione digitale.
Antonio:
Cosa consigli per imparare l’inglese?
Chiara:
Consiglio Italki: una piattaforma molto valida dove fare lezioni e conversazioni in lingua, a prezzi veramente modici, magari anche 10 euro all’ora. A seconda del tuo livello esistono diverse soluzioni.
Io insegno italiano su Italki da un anno a degli studenti, che adesso considero come amici.
Vi consiglio questa app per imparare l’Inglese, magari nella vita di tutti i giorni non vi sembrerà un qualcosa di indispensabile se non si conosce qualcuno che lo parla, ma in futuro ne capirete l’importanza.
Antonio:
Il tuo percorso è stato lineare o ci sono state esperienze “bizzarre”?
Chiara:
Una volta siamo andati in un ostello di Bundaberg, arrivati lì abbiamo conosciuto delle persone e – dato che era un fine settimana – ci avevano invitato a ballare la sera.
Siamo tornati verso le 4 del mattino ed abbiamo trovato tutti i bagagli fuori la porta dell’ostello, buttati nel vialetto, e sul momento credevamo che qualcuno ci avesse fatto uno scherzo.
Quindi inizio a portare dentro la roba ed arriva il titolare che ci vieta di rientrare. Non sapendo una parola di inglese è stato difficoltoso capire la situazione.
Praticamente a causa di un malinteso siamo stati ingiustamente incolpati di un danno.
Adesso ripensandoci e conoscendo un po’ la lingua, non ci avrei pensato due volte a denunciarlo, questo a riprova dell’importanza dell’inglese.
È stato abbastanza umiliante, ma fortunatamente c’erano con noi dei ragazzi italiani che ci hanno aiutato.
Pro e contro dello stile di vita da nomade digitale
Antonio:
Col tuo attuale stile di vita, quali sono i PRO e quali i CONTRO?
Chiara:
Un grande vantaggio è sicuramente il poter lavorare e viaggiare ovunque, ed un secondo vantaggio è quello di poter essere il capo di te stessa.
Il contro è che bisogna sapersi gestire il tempo in maniera seria e professionale e magari questo può risultare difficoltoso se si ha un trascorso da dipendente.
La gente pensa che lo stile di vita di un nomade digitale sia lavorare dal computer su una spiaggia.
La realtà è che lavorare al mare è più difficoltoso di quanto si possa pensare dato che non si vede niente sullo schermo (ci ho provato una volta), in più si lavora molto di più del normale: diverse volte in più rispetto al lavoro da dipendente.
Questo perché si cerca sempre di ultimare i task, anche quelli dei giorni successivi: è importante quindi avere un time management tra vita privata e lavorativa.
Un altro contro è che conosci gente da tutto il mondo, il che è anche un pro se vogliamo, ma la parte negativa è che è molto difficile stringere rapporti solidi.
Inoltre la lontananza dagli amici più stretti porta a un distacco che fa rivalutare i rapporti e quella che sembrava un amicizia duratura, finisce e fa male.
Io mi reputo una persona indipendente, che non ha grossi problemi a passare tempo con se stessa e il più delle volte preferisce questo all’uscita con gli amici, quindi va bene.
In ogni caso è triste pensare che le persone con cui hai passato gran parte della tua vita finiscono col dimenticarti quando si prendono strade diverse.
Differenze culturali tra Italia ed Australia
Antonio:
Quali sono le differenze culturali principali?
Chiara:
Solitamente qui le persone sono molto solari ed educate, molto informali, spesso anche in situazioni che richiedono formalità.
Puoi parlare con un istruttore come parleresti con un tuo amico, il “lei” in inglese non esiste.
Quando ho studiato fitness, i professori non guardavano mai dall’altro verso il basso, e mi piace molto questo aspetto.
Quando si esce con amici in Italia si tende a parlare sempre degli stessi argomenti pesanti, come covid e politica, il che non sarebbe sbagliato se non fosse la norma. Qui invece si esce in spensieratezza e si parla di argomenti leggeri e non negativi.
Nella vita esistono momenti in cui bisogna semplicemente svagarsi.
Nel lavoro poi sono tra le persone più serie del mondo, ogni straordinario viene riconosciuto e pagato, a qualsiasi livello, anche per lavori basilari.
La cultura del lavoro in Italia vede che se non ci si fa carico di lavoro si è scansafatiche e si guarda più al tempo in cui si “lavora” rispetto al risultato.
I pagamenti in Australia sono sempre puntuali, guai se accadesse il contrario.
Consigli per chi si avvicina al nomadismo digitale
Daniela:
Che consiglio daresti a chi vuole iniziare questo percorso?
Chiara:
Di farlo! All’inizio si può avere paura, ma è provando ad andare oltre la propria comfort zone che si cresce e si vive la vita.
Bisogna sempre fare ciò che si vuole in questa vita, senza vivere quella di altri, seguendo le proprie passioni, viaggiando e facendo esperienza.
Avere paura è normale, ma non lasciare che la paura ti fermi.
Soprattutto, non lasciarti sminuire da chi non ha il coraggio di prendere decisioni e cerca di scoraggiarti.
Citando Schwarzenegger, “Don’t listen to the next naysayers”.
Conclusione e canali di Chiara Giulianini
Antonio:
Grazie mille per il tuo tempo! Continueremo a seguire il tuo percorso con piacere!
Chiara:
Grazie a voi! Spero che la mia storia possa essere d’ispirazione!
Se la storia di Chiara ti ha ispirato, ti invitiamo a seguirla sui suoi canali social (sia su Instagram che su YouTube), sul suo blog e di dare un’occhiata al suo canale YouTube di viaggi!
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Alla prossima storia anticonvenzionale!
Trascrizione di Alessio Traini